sabato 23 luglio 2016

La schiavitù nella piccola pubblicità (9)


Annunci di compravendita di schiavi nel Brasile del XIX secolo

"Gazeta" di Rio de Janeiro.

Edizione del 3 marzo 1810.

Nella sezione Avisos
dopo l'annuncio di una promozione militare,
troviamo:

"Al sig. Giudice del Palazzo [del Re] Bernardo José da Cunha 
manca uno schiavo nuovo
[ossia: appena comprato]  
di nome Manuel, di etnia Benguelle, 
marcato [a fuoco] con una A e una S 
sovrapposte sul petto a sinistra,
magro, statura normale, 
faccia rotonda, occhi vivi, 
con un paio di pantaloni bianchi e una camicia a righe blu, 
che gli fuggì dalla sua proprietà di Catumby 
il 21 gennaio di quest'anno.
Qualsiasi persona che lo trovi
lo potrà consegnare al citato sig. Giudice 
che abita sopra la farmacia del defunto Manoel José 
della via Destra 
e riceverà la sua ricompensa."

Anche se non era comune nelle città,
marcare a fuoco uno schiavo,
esattamente come si faceva con gli animali,
era normale nell'immenso territorio rurale brasiliano.

Ovviamente la storia della schiavitù
in Brasile richiederebbe tomi immensi.
Il mio ben più modesto obiettivo è quello
di fornire lo spunto per ulteriori ricerche
e approfondimenti.
Per questo motivo mi limito a tradurre gli annunci
e fornire alcune necessarie spiegazioni.    

Si ringrazia la Biblioteca Nacional digital 
da dove sono tratti tutti gli annunci.

venerdì 22 luglio 2016

La schiavitù nella piccola pubblicità (8)

Annunci di compravendita di schiavi nel Brasile del XIX secolo

Continuiamo con la “Gazeta” di Rio de Janeiro,
all'epoca l'unico giornale periodico del Brasile,
finanziato dalla corte portoghese e che, 
come già detto, 
svolgeva anche la funzione di Gazzetta Ufficiale.

Nell'edizione del 14 febbraio 1810, 
sempre nella sezione Avisos
tra l'annuncio dell'apertura di un testamento 
e l'offerta di utensili, troviamo:

Il 15 agosto [oltre sei mesi prima] fuggì un negro
 [anche se esistevano già ex schiavi, 
un negro che fugge è implicitamente uno schiavo] alto,
gli spuntava la barba,
aveva occhi piccoli e rossi,
musone 
[in senso fisico e non di rabbia o tristezza]
con un segno di ferita sullo stinco
è di proprietà di Padre Passos, 
cappellano della Fortezza 'São João'".
[anche i religiosi avevano i loro schiavi, 
segno anche di status sociale].

Di seguito, 
tra l'annuncio dell'apertura di un ufficio notarile 
e l'offerta di pezzi di ricambio per navi, troviamo:

"Un mulatto di nome Luiz 
[figli di una schiava con un bianco, 
di solito il padrone, nascevano comunque schiavi] 
schiavo del capitano José Luiz Marques, 
residente a Paratí e ha le seguenti caratteristiche:
statura ordinaria,
capelli quasi lisci, gambe snelle di colore pallido,
con problemi di vista,
poca barba
e su uno stinco una piccola macchia bianca di una cicatrice,
avrà circa quarant'anni
e vive da fuggiasco da alcuni anni.
Chi lo catturi,
oltre alle spese, riceverà un premio doppio."


giovedì 21 luglio 2016

La schiavitù nella piccola pubblicità (7)


Annunci di compravendita di schiavi nel Brasile del XIX secolo

Sempre sulla Gazeta
il 9 dicembre 1809,
in uno degli unici due Avisos del giorno pubblica:

Il 29 del mese di novembre ultimo scorso,
fuggì un negro Mina di statura alta, 
ben robusto, labbra grosse faccia rotonda e brutta 
e senza segni distintivi, i panni con cui era vestito 
erano pantaloni di tela e camicia a striscie 
e portava un sacco con un altro paio di pantaloni e camicia; 
chi lo incontri o ne abbia notizie 
lo porti o avvisi nel quartiere Catete 
nella casa della fabbrica di stampe 
e gli si darà la sua ricompensa”.1

Negro Mina era la denominazione attribuita 
in Brasile agli schiavi sudanesi, 
di varie tribù, 
imbarcati sulla costa del castello di São Jorge da Mina, 
detta Costa degli Schiavi, 
antica Costa d'Oro, 
attuale Ghana. 
La parola definiva anche 
uno specifico gruppo etnico della stessa regione.

Le definizioni, 
di cui abbiamo trattato anche nel post precedente 
servivano a definire
la provenienza e quindi 
(e questo era l'importante) 
il valore venale dello schiavo.

In una relazione di proprietà degli schiavi,
del 1778, 
disponibile online 
si legge infatti:

[Schiavi] a servizio nella Casa di residenza [dei padroni]

Miguel Angola età 83 anni malridotto 
[letteralmente "rotto"] non fa più niente
Julianna Angola sua moglie età 55 anni 
ormai non fa più niente
Francisco Angola età 43 anni
Anna Criola sua moglie età 33 anni
Lino Criolo età 42 anni
Tereza Angola età 67 anni 
ormai non fa più niente
Filippo Mina età 27 anni
Domingos Angola età 77 anni 
ormai non fa più niente    

mercoledì 20 luglio 2016

La schiavitu nella piccola pubblicità (6)

Annunci di compravendita di schiavi nel Brasile del XIX secolo

Sempre nella sezione Avisos e sempre sulla 'Gazeta', 
il 15 luglio 1809, 
dopo le notizie sulla guerra tra Napoleone e l 'Austria, 
tra due offerte di vendita di proprietà terriere abbiamo:

Fuggì nel novembre scorso 
al capo del reggimento Pio Antonio dos Santos, 
uno schiavo negro, ladino, 
del popolo Benguella, 
con 13 anni di età
faccia rotonda 
e sulla guancia destra una macchia, 
molto scuro di pelle, occhi grandi, 
chi ne abbia notizie lo consegni al suo signore 
che oltre a una buona ricompensa 
pagherà tutte le spese che siano state fatte con lo stesso”.

Uno schiavo "ladino" era uno schiavo 
o nato in Brasile,
(in questo caso la definizione era "escravo crioulo")
o che comunque che parlava portoghese
ed era, diciamo, integrato.
Come già detto,
i figli di schiavi, nascevano schiavi.
Questo spiega l'indicazione corretta dell'età,
a differenza di quanto visto in annunci precedenti.
In un documento disponibile online,
dove sono elencati gli schiavi di proprietà 
di un certo Manuel Barbosa de Oliveira Gomes,
si vede il nome di uno schiavo di nome Daniel
di sei anni di età.


martedì 19 luglio 2016

La schiavitù nella piccola pubblicità (5)

Annunci di compravendita di schiavi nel Brasile del XIX secolo.


Sulla “Gazeta” di Rio de Janeiro 
del 6 maggio 1809
troviamo, sempre negli Avisos, 
tra l'annuncio di un nuovo libro 
e l'offerta di vernici: 

Manca una negra giovane, 
chiamata Rita, 
del popolo Benguella, statura normale, 
testa lunga, 
con due orecchini di perline in ogni orecchio; 
chi ne abbia notizie 
ne parli con la signora Anna Emericiana 
che abita nella via 
sulla destra della Lapa do Desterro, n. 33 
che ricompenserà 
chi gliela consegni o ne dia notizie sicure1”.

Popolo Benguela: 
venivano così definiti gli schiavi africani 
imbarcati nella città di Benguela, 
fondata nell'attuale Angola nel 1617. 
Venivano imbarcati in questo porto schiavi 
provenienti, in realtà, da varie 
e diverse tribù dell'interno.

È interessante sapere che su "Il Giornale italiano"
dello stesso giorno troviamo questa notizia
(nell'ambito anche dell'ossequio 
all'occupazione francese dell'epoca):

"Caralambo Coidan, Mamourin Avloniti, 
Gerasimo Coidan, Marco Ferendinò, 
Dionisio Condogonri, Gerasimo Pillarinò, 
Giacomo Cassamagni, Dionisio Pillarinò, 
Michele Pillarinò, Stati Ceſfalà, 
Simone Ardavani, Spiro Curneli 
e Dionisio Partido, 
tutti di professione marinai [di Cefalù], 
sono stati liberati dalla schiavitù di Tripoli in Barbaria, 
per li buoni offici di quel signor Console Generale Francese, 
e furono approvigionati sino a Patrasso, 
per il loro trasporto 
non meno che per il loro mantenimento, 
dal sig. Roussel console di Francia in Canea.

lunedì 18 luglio 2016

La schiavitù nella piccola pubblicità (4)

Continuiamo con gli annunci di compravendita di schiavi nel Brasile del XIX secolo.

Il ventisei aprile 1809 "Gazeta" di Rio de Janeiro, 
che, ricordiamolo era il giornale ufficiale del regno,
sempre nella sezione Avisos
dopo un annuncio in cui si rettificano prezzi di libri 
annunciati nell'edizione precedente 
troviamo:

È sparito, dal 24 dicembre 1807 [quasi due anni prima] 
un ragazzo di nome Miguel, 
del popolo Usá con età tra i tredici e i quattordici anni, 
faccia rotonda, naso con punta grossa, 
molto scuro di pelle, 
e come altro segno gli manca l'alluce ad un piede 
che gli è caduto ed è rimasto un moncherino; 
indossa una camicia e pantaloni di cotone; 
chi lo incontri e lo porti al negozio di tessuti n. 8 
nella via Direita tra la via do Ouvidor e quella del Carmo 
o nella casa del Cavaliere Manoel Joaquim 
in via São Salvador nella città nuova, 
sarà remunerato generosamente con buona ricompensa”.

Come vedete, anche a 13 anni si poteva essere schiavi,
anzi per la legge si nasceva schiavi.

Usá é probabilmente una errata trascrizione di Haussá
popolo della attuale Nigeria.

E, subito dopo, un annuncio di assurda normalità:

Chi possieda un negro [di professione] fabbro 
e lo desideri vendere tratti oggi nella sede della Gazeta 
dove gli si dirà chi lo desidera comprare”.

Di seguito l'annuncio di vendita di una proprietà terriera.

[Credo che conoscere il passato,
da cui in fondo deriviamo,
possa essere molto utile.
Magari per evitare o cercare di evitare gli stessi errori.]


domenica 17 luglio 2016

La schiavitù nella piccola pubblicità (3)


Sempre sullo stesso giornale (Gazeta de Rio de Janeiro)
nella sezione Avisos dell'otto marzo 1809, 
dopo due pagine di dotte informazioni sulle guerre cartaginesi (!) 
troviamo:

Chi incontri o sappia di una schiava ancora giovane di nome Rosa
con una camicia e una gonna bianca e una fascia rossa
con un bottone nero nell'orecchio, alta, robusta
e se ne è data mancanza il 24 del mese scorso 
quando uscì di casa con un barile nuovo 
per andare a prendere l'acqua, 
si metta in contatto 
con il sergente maggiore José Ignacio de Almeida 
in via da Guarda Velha n. 18 
che a chi la troverà darà ricompensa“.

Da notare la descrizione dei vestiti indossati, 
quasi sempre l'unica cosa che riuscivano a portare via 
(oltre al barile nuovo in questo caso).
Per la ricompensa citata, 
è bene ricordare che vi era una specifica regolamentazione 
dell'opera dei cacciatori di schiavi fuggitivi 
(detti 'Capitão do mato') che 
soprattutto nelle immense aree rurali 
ricevevano ricompense determinate 
dalla difficoltà della cattura e dal valore dello schiavo.

E subito dopo, nella stessa sezione e pagina:

A João Pinto De Souza, che risiede a Porto da Estrella, 
fuggì uno schiavo di nome Cosme, 
del popolo Cassange, 
di età di 30 anni più o meno, 
robusto e alto in proporzione, 
barba fitta, stempiato e con calvizie, 
chi ne abbia notizie 
si diriga alla residenza del Capitano João Gomes Vale, 
in via do Pescador, n. 12 che consegnerà la ricompensa”.

L'uso della parola 'nação' (nazione) 
che è stata qui tradotta con 'popolo
dovrebbe definire una specifica etnia, ma si tratta, in realtà, 
di definizioni vaghe destinate in qualche modo a differenziare gli africani 
in base alla loro provenienza.

Cassange era un importante località in Angola
(colonia portoghese già dal XVII secolo) 
sede di un famoso e importante 
mercato di schiavi.

Ancor oggi, in area rurale, 
i discendenti di africani sono valutati, 
tra il serio e il faceto, 
in base a determinate caratteristiche fisiche etniche 
che indicano l'attitudine o meno al lavoro.

L'età dello schiavo era ovviamente approssimativa 
per schiavi nati in Africa e poi trasportati in Brasile.

Dopo questi due annunci, a confema della normalità contemporanea
vi è un annuncio di vendita di una casa.

[Ho voluto prendere a paragone un giornale italiano
dello stesso periodo.
Ebbene, il "Giornale Italiano", pubblicato nella stessa data,
e che riporta nell'Intestazione:
"Tutti gli atti d'Amministrazione posti in questo foglio sono officiali",
e svolgeva quindi la stessa funzione della "Gazeta",
pubblica solo notizie estere 
(è ancora in corso la conquista dell'Europa
da parte delle truppe napoleoniche),
atti dell'amministrazione francese
e il programma del Teatro alla Scala.]
  

venerdì 15 luglio 2016

La schiavitù nella piccola pubblicità (2)


Ho diviso i gruppi di annunci in periodi 
scanditi da leggi, decreti e fatti storici.
Faccio notare che, praticamente, 
in ogni edizione del giornale vi erano offerte 
di compravendita di schiavi. 
Ho scelto solo alcuni degli annunci tra tutti quelli trovati
scartando quelli essenzialmente uguali.

Inizio con il periodo dal 1808 al 1821.
Nel 1808, infatti, la famiglia reale portoghese, 
per sfuggire all'invasione napoleonica si trasferì in Brasile 
(con un seguito calcolato in circa 15000 persone) 
e vi rimase fino al 1821 anno della morte di Napoleone.

Inizia in questo 1808, 
in concomitanza con lo sviluppo delle grandi monoculture 
dello zucchero e del caffè, 
e con la riorganizzazione dell'attività mineraria, 
la più grande tratta di schiavi che introdusse, 
fino al 1850, 
un milione e quattrocentomila schiavi in Brasile.

Il 13 maggio 1808 Dom João Principe Reggente crea,
per decreto, quella che, in pratica,
sarà la Gazzetta Ufficiale del Regno.

Il 10 settembre di quell'anno appare
il primo numero della Gazeta de Rio de Janeiro”.   

Nell'emeroteca citata il primo numero disponibile
è del marzo 1809.

Iniziamo quindi dal 1 marzo 1809 che,  
nella sezione Avisos, pubblica:

Il 20 agosto ultimo scorso, 
fuggì uno schiavo nero di nome Matheus 
con i seguenti segni distintivi: 
viso grande e rotondo, 
con due cicatrici, 
una sopra il sopracciglio sinistro 
e un'altra sulla schiena, 
occhi piccoli, statura normale, 
mani grandi, dita grosse e corte, 
piedi grandi e corpo grosso. 
Nel negozio di tessuti di Antonio José Mendes Salgado de Azevedo Guimaraes, 
in via da Quitanda, n. 61, 
sarà dato a chi lo consegnerà, oltre al risarcimento delle spese sostenute, 
12$800 reis di ricompensa“.

Il testo è inserito dopo un annuncio 
di vendita di una barca e di un'asta di stoffe.
Per incredibile che sembri 
l'annuncio immediatamente successivo 
è la relazione di una raccolta fondi di beneficenza 
in cui il valore minimo donato era , si legge, di 1$280 reis 
e il valore massimo 300$000 reis donati dal Governatore.

Da notare il nome 'cristiano' imposto agli schiavi e 
i dettagli della minuziosa descrizione dello schiavo 
che, purtroppo, ricordano la descrizione di un'automobile usata
ai giorni nostri.

(La moneta dell'epoca era il 'mil reis', letteralmente 'mille re' e la grafia era appunto 1$000. 
Per avere un'idea del valore ricordiamo che, nel 1833, 
2$500 corrispondevano a gr 3,59 di oro.

La schiavitù nella piccola pubblicità (1)



In Brasile, nel secolo XIX, 
su tutti i giornali locali, 
vi era, come ora,
la sezione dedicata agli annunci economici,
in portoghese Avisos.

In quella sezione si vendevano 
e si offrivano merci,
come vedremo, di svariato tipo,
dai libri alle carrozze, alle navi.

Tra le "merci" poste in vendita spuntano, 
oggi incredibili,
gli annunci di schiavi,
da comprare, 
vendere e affittare come fossero,
appunto, “merci”.

Di questi annunci, in Brasile, hanno già trattato,
nella seconda metà del secolo XX, autori famosi,
in modo accademico e imponente.

Il mio impatto, devo riconoscere traumatico,
con questi annunci avvenne, per caso,
durante ricerche su giornali brasiliani del secolo XIX.

Pur conoscendo la storia della schiavitù 
in Brasile a grandi linee,
sconvolgente fu la sorpresa nel constatare
come tale commercio fosse considerato normale all'epoca.

Nei prossimi post cercherò 
di descrivere una infima parte
di questa assurda normalità
che ricorda e anticipa 
altre assurde normalità che l' hanno seguita.


Tutti gli annunci sono tratti da:
http://bndigital.bn.br/hemeroteca-digital/
che consiglio 
a tutti coloro che sappiano leggere in portoghese.

domenica 13 marzo 2016

Magia: allontanare una persona sgradita

Ho trovato per caso questa 'magia'.
Va che funziona...

Magia: per allontanare una persona sgradita.

In periodo di luna calante,
durante sette giorni consecutivi.
Isolatevi in una stanza e ripetete, 
anche mentalmente o sottovoce
per 52 volte la parola magica: 

UMMIA

a partire dall'ottavo giorno i risultati dovrebbero iniziare a manifestarsi.

Nient'altro, sembra facile e può essere utile

'Magia" tratta da "54 nomi di potere"
Secondo Wikipedia 'ummia' era il capo delle scuole dei Sumeri.

lunedì 2 marzo 2015

lixeiros e netturbini

Nel magggio 1974, a Firenze,
partecipai ad un festival di documentari sul "terzo mondo".
Si diceva così, allora, prima del 'politicamente corretto'.
Uno dei documentari mostrava la vita dei netturbini neri
che dovevano correre, con i sacchi della spazzatura,
dietro al camion guidato da un autista bianco che,
a bassa velocità, non si fermava mai.
Era l'esempio dell'assurdità dell'apartheid.
Oggi posso vedere la stessa cena dalla mia finestra
con l'unica differenza che, al grido degli spazzini,
il camion si ferma ogni tanto.    

domenica 29 dicembre 2013

pieno impiego

Le statistiche dicono che, in pratica,
non vi è disoccupazione a Porto Alegre.
Sui numeri posso essere d'accordo,
sulla qualità e sicurezza del posto di lavoro,
avrei invece dei dubbi.
Ieri sono entrato in un negozio di calzature con mia moglie,
uno dei tanti del centro della città.
Mentre mia moglie sceglieva dei sandali,
io, seduto,
mi sono permesso di contare le persone presenti:
tre clienti e ben dodici tra commessi e cassiere.
Del resto, dove faccio benzina,
vi è un benzinaio per ogni pompa,
oltre alla cassiera e alle commesse del negozio.
Ognuna di queste persone,
tranne eccezioni,
riceve lo stipendio minimo fissato per legge
di R$ 730,00, circa 230 euro al mese.   

sabato 28 dicembre 2013

fracassoni

I fracassoni di Porto Alegre sono divisi in vari tipi:
le auto vecchie senza scappamento (tubo di, ovviamente),
le moto senza scappamento,
auto e moto con scappamento bucato,
moto potenti in accelerata,
e, i peggiori di tutti,
macchine con apparecchi stereo di non so quanti watt
che passano a finestrino aperto con le peggiori canzoni possibili
(basta che ci sia un tum-tum)
con decibel da motori d'aereo
al punto da far suonare gli antifurto delle macchine parcheggiate
e far tremare i vetri.
Sembra non ci sia una proibizione specifica,
in ogni caso, se c'è, nessuno la fa rispettare. 

venerdì 27 dicembre 2013

impunità

Mattina, ore otto e trenta circa, camminando nel Parco,
un signore anziano seduto su una panchina,
si avvicina un giovane e con un gesto rapido afferra
il sacchetto appoggiato al lato,
il vecchio si attacca al sacchetto e comincia a tirare
l'altro si guarda intorno,
siamo in sei o sette nel raggio di duecento metri
da uno spintone al vecchio e se ne va
senza il sacchetto,
Calmo e tranquillo,
sa bene che nessuno di noi
si azzarderà a fare qualcosa per paura che sia armato
e nessuno telefonerà alla polizia
che arriverebbe dopo mezz'ora
e chiedendo spiegazioni.
Tutto nella normalità. 

giovedì 12 dicembre 2013

senzatetto

i senzatetto o meglio come specifica il termine brasiliano "moradores de rua"
e cioè "abitanti di strada",
vivono effettivamente per strada nel centro e in quartieri di classe media
dove possono raggranellare qualche soldo per cibo e/o droga.
Durante l'estate sono naturalmente più numerosi,
ma ormai si installano dove possono nella più completa indifferenza
del potere pubblico.
Solo qui nella mia zona ce ne sono tre che ormai stanno trasformando
il loro accampamento in abitazione stabile.
Uno ha cominciato addirittura a far l'orto nell'aiuola che ha occupato.
Mah...
Naturalmente non ci sono servizi in mezzo alla strada...      

mercoledì 11 dicembre 2013

vita da pedone

Ecco: camminare per Porto Alegre, se da un lato è piacevole
perché puoi ammirare gli alberi fioriti,
(ce n'è sempre qualcuno fiorito, in questi giorni,
oltre alle acacie, abbiamo i meravigliosi flamboyant)
dall'altro è pericoloso e irritante.
Agli incroci, nel 90% dei casi,
non esiste un semaforo per pedoni e
si deve quindi fare attenzione ai semafori per auto
per sapere se puoi attraversare o no,
naturalmente se le macchine che girano dove devi passare tu
te lo permettono.  
Senza contare i buchi dei marciapiedi e,
soprattutto,
i maleducati (giusto per essere educato)
che parcheggiano sul marciapiede
o i camion che devono scaricare.
Vabbé non mi lamento troppo
perché sono uno dei pochi fortunati che si possono permettere
di andare al lavoro a piedi.

martedì 10 dicembre 2013

emametina benzoato

Eh purtroppo anche gli insetticidi dei campi vengono a rompere pure qui.
L'insetticida del titolo (di libero uso in Italia) nonostante sia riconosciuto
come neurotossico e teratogeno ne sarà autorizzato l'uso anche nel Rio Grande do Sul
dopo essere stato autorizzato negli stati del Centro Ovest per salvaguardare la maledetta
monocultura OGM della soia richiestissima da Cina e Europa.
mah...

lunedì 9 dicembre 2013

"Flanelinha" posteggiatore abusiv(issimo)

I "flanelinha" sono persone che appena posteggi in qualsiasi strada di Porto Alegre
(e della maggior parte delle città brasiliane),
arrivano e ti dicono "tá bem cuidado" e cioè: "è ben curata" riferita alla macchina.
E poi quando torni ti chiedono soldi.
Questo nei giorni normali, perché nelle grandi occasioni (partite, teatro ecc.)
sono organizzati in mafie e ti chiedono l'equivalente a 10 euro appena scendi dalla macchina.
Tra di loro ci sono drogati, senzatetto, pregiudicati e disoccupati.
Da un anno circa il comune ha avuto la grande idea di legalizzare la 'professione'
ed ora vicino a ristoranti, parchi ecc.
troviamo questi "flanelinha" legalizzati 'chiedendo' [eufemismo]
soldi a chi ha una macchina e vuole per di più posteggiare.

[flanelinha deriva da flanela
cioè flanella, panno, perché all'origine si occupavano di pulire le macchine]    

domenica 8 dicembre 2013

Rio Grande do Sul (secondo me)

Il Rio Grande do Sul

Stato brasiliano, all'estremo sud del Brasile, dalle caratteristiche peculiari per ragioni storiche, etniche e geografiche. Confina, infatti, a sud con l'Uruguay e ad ovest con l'Argentina e si tratta di un territorio conquistato dai portoghesi alla corona spagnola, in oltraggio al trattato di Tordesillas per il quale il “Continente di San Pedro”, come era conosciuto, avrebbe dovuto far parte del dominio spagnolo. Le lotte per il possesso del territorio fanno parte dell'epopea del Rio Grande do Sul, visto che la guerra di guerriglia era portata avanti dagli abitanti stessi che combattevano come forze irregolari contro forze altrettanto irregolari da parte spagnola. Sono state invece realizzate dagli eserciti regolari la conquista della città di Colonia da parte dei portoghesi e la reazione spagnola che portò all'occupazione della città di Rio Grande (unico porto naturale dello Stato) e la guerra di spagnoli e portoghesi alleati contro le missioni gesuitiche e la guerra contro il Paraguay.
Un fatto storico mitizzato, opportunamente rinverdito negli anni Ottanta del secolo scorso, è stato assunto come memoria comune da tutti gli abitanti compresi i discendenti di immigranti che cercavano un passato comune nella nuova terra. Si tratta della “Rivoluzione Farroupilha”, un'insurrezione iniziata nel 1835 dai proprietari terrieri contro una tassa imposta dal governo centrale sull'esportazione della carne secca (charque) maggior fonte di reddito del territorio. I proprietari terrieri che mantenevano eserciti privati a difesa delle frontiere (eserciti aboliti solo negli anni trenta del secolo XX) iniziano una guerra contro le forze regolari. La presenza di fuorusciti europei, in particolare italiani di fede politica repubblicana trasformarono questa insurrezione in una rivoluzione repubblicana (la costituzione fu ispirata e redatta dal conte italiano Tito Livio Zambeccari) alla difesa della quale accorsero rivoluzionari da molto lontano. Tra questi Garibaldi che gode qui di una fama intoccabile. Questi eserciti privati, guidati dagli stessi proprietari che avevano impegnato uomini e denaro in questa lotta e i cui nomi dominano la toponomastica di ogni città, erano formati da centinaia di “famigli” detti appunto gauchos in gran parte meticci delle antiche popolazioni indigene sottomesse dopo l'espulsione dei gesuiti. Essi si occupavano (la figura mitica sopravvive ancor oggi) delle immense mandrie bovine, all'epoca selvagge, vivevano a cavallo, mangiavano carne tutti i giorni, erano uomini liberi e orgogliosi che non sopportavano umiliazioni. Vi erano anche formazioni formate da schiavi che, attirati dalla promessa di libertà per chi combattesse si presentavano più o meno volontariamente. I lancheiros negros, al di lá di una facile mitizzazione posteriore ad uso dei loro discendenti, erano temuti dagli “imperiali” per il loro coraggio e furono determinanti in varie delle numerose e sanguinose battaglie avvenute in dieci lunghi anni.
Nel 1824 inizia la "colonizzazione" europea con l'arrivo programmato e finanziato dall'allora Impero del Brasile di immigranti tedeschi che saranno seguiti da altrettante immigrazioni programmate di italiani (nel 1875, ma già dal 1860 vi era stata una forte immigrazione italiana oriunda dal bacino del Plata), austriaci, svizzeri, russi, polacchi e giapponesi (senza contare altri tentativi falliti con inglesi e americani reduci dalla guerra civile). Vi è quindi nel Rio Grande do Sul un misto di etnie europee tra le quali prevalgono, per numero di immigrati e per numero di discendenti, gli italiani ed i tedeschi.
La figura mitica del gaucho venne adottata, come già detto, da molti immigranti sopratutto italiani che vedevano in essa un simbolo della loro libertà conquistata. Gli umili contadini partiti dal Lombardo Veneto (le popolazioni meridionali italiane erano state considerate dal governo brasiliano non affidabili) divenuti proprietari di terre (il modulo minimo coloniale era di trenta ettari e poteva arrivare a 100 ettari, un'estensione immensa se paragonata ai fazzoletti di terra in Italia), vanno a cavallo, hanno gli stivali e appena possono si comprano il fucile. Sono insomma diventati dei “signori” e possono ostentarne gli status simbol con orgoglio.
Il mito corona comunque una realtà fatta di lavoro e di progresso che ha permesso lo sviluppo dello Stato soprattutto nelle regioni coloniali dove la piccola e media impresa, alleate ad una base agricola familiare, formano un tessuto economico di tutto rispetto. Le regioni invece dove ancora domina il latifondo continuano a vivere un sottosviluppo arcaico appena imbellettato da macchine e tecnologie moderne.
La grande estensione del territorio ha creato delle enclave dove gli immigranti sono rimasti sempre un po' stranieri1 ed ancor oggi, anche se tutti i giovani, praticamente, parlano portoghese, in famiglia e nelle cittadine si continua a parlare il “talian” (una koinè di dialetti lombardo-veneti e portoghese), dialetti tedeschi (pomerano) e giapponese. Questa diversità linguistica pur attenuata dalla vita moderna (tv e spostamenti per studio e lavoro) è ancora viva anche nei più giovani e diventa evidente quando il gaucho inizia a parlare una lingua “straniera”. Le varianti linguistiche dei dialetti veneti, per esempio, sono ancora presenti nelle difficoltà di pronuncia (sc e geminate) e nel portoghese parlato dove sorgono strutture dialettali quali l'uso dei pronominali, totalmente assente nel portoghese brasiliano corretto (*me vou).


1Nel 1998, durante un corso in una di queste cittadine dell'interno abitate da discendenti di immigranti italiani, l'autore ha ascoltato, a spiegazione del buon livello di vita degli abitanti, la seguente frase: “brasiliani qui ze né pochi!”.