sabato 17 marzo 2012

All'Italia. parafrasi 1a stanza

Abbiamo visto come fare una parafrasi.
I prossimi post saranno così organizzati:

il testo poetico originale con una serie di numeri di note.
le note relative alla parafrasi
la parafrasi del testo poetico
note aggiuntive storico-culturali.

quindi iniziamo con il testo poetico originale della prima stanza:

Italia mia, benché 'l (1) parlar sia indarno (2)
a le (3) piaghe mortali
che nel bel corpo tuo (4)(5) spesse (6) veggio (7),
piacemi (8) almen (9) che ' miei sospir' sian quali
spera 'l Tevero et l'Arno,
e 'l Po (10), dove doglioso (11) et (12) grave (13) or seggio (14).
Rettor (15) del cielo, io cheggio (16)
che la pietà che Ti (17) condusse in terra (18)
Ti volga (19) al Tuo dilecto (20) almo (21) paese.
Vedi, Segnor (22) cortese,
di che lievi (23) cagion' (24) che crudel guerra;
e i cor',(25) che 'ndura (26) et serra (27)
Marte (28) superbo et fero (29),
apri Tu, Padre, e 'ntenerisci et snoda (30);
ivi (31) fa che 'l Tuo vero (32),
qual io mi sia (33), per la mia lingua s'oda (34).


passiamo alle note:

1 Spesso, in poesia, la i è sostituita da un semplice apostrofo per ragioni di metrica.
2 indarno è una parola non comune, ma che troviamo sul dizionario italiano: invano.
3 A le è una preposizione articolata che nell'italiano attuale deve essere scritta alle. Nell'italiano attuale, però, il verbo parlare regge la preposizione di ed ecco quindi che A le diventa delle.
4 Per l'italiano corrente è bene invertire la posizione del possessivo.
5 per così, è una forma usata ancor oggi e non solo in poesia
6 spesse cioè grandi, evidenti, da spessore.
7 veggio forma antica di vedo ancora usata in alcuni dialetti e italiani
regionali.
8 La grammatica attuale non permette questo tipo di unione tra verbo e pronome, scindiamo quindi piacemi in mi piace che poi, per una migliore comprensione, diventa desidero.
9 almen per almeno, l'elisione della vocale atona finale è molto comune in poesia.
10 Citando il Tevere (il fiume di Roma), l'Arno (il fiume di Firenze) e il Po (il fiume che attraversa tutta la pianura padana) si pensa che l'autore voglia riferirsi a tutta l'Italia.
11 doglioso, da doglia (dolore) e quindi addolorato.
12 et, congiunzione latina usata al posto dell'italiana e, per molto tempo nel linguaggio scritto, non solo in poesia.
13 grave ossia preoccupante e quindi qui: preoccupato.
14 Nell'italiano attuale abbiamo seggiola, sinonimo di sedia. Si noti comunque che i finali -ggio della canzone corrispondono al finale -do dell'italiano attuale quindi seggio = siedo.
15 rettore, da reggere, comandare quindi: Signore.
16 Di nuovo un finale -ggio che dobbiamo trasformare in -do (e aggiungere una i ). cheggio per chiedo.
17 Da notare l'uso del tu confidenziale (anche se maiuscolo) nella preghiera alla divinità.
18 Si riferisce all'incarnazione di Gesù Cristo "sceso in terra".
19 Ti volga ossia Ti faccia inclinare7favorire,o anche Ti faccia volgere lo sguardo/guardare.
20 L'unione latina delle consonanti ct si è trasformata nell'italiano in tt.
21 almo significa fertile (Sabatini-Coletti), aggettivo adatto all'Italia e soprattutto alla pianura padana, luogo dove si trova Petrarca, ma i critici insistono nel secondo significato di nobile, divino (e quindi santo).
22 Segnor, anche la sostituzione di e con i è una caratteristica poetica., quindi Segnor = Signore
23 lievi per leggeri e quindi futili (vedremo poi il perché).
24 cagione da cagionare verbo ancor oggi di uso normale che significa causare.
25 Anche la perdita della u nel dittongo uo è tipico della poesia (e di vari italiani regionali) quindi cor per core da trasformare in cuore.
26 'ndura, aggiungiamo la i per indura ossia rendere duro, indurire.
27 serra, da serrare, chiudere.
28 Il dio della guerra.
29 fero per fiero o feroce.
30 snoda (da nodo) per slega e quindi sciogli, apri.
31 vi, ancora usato nell'italiano scritto tecnico e burocratico per , e nel nostro caso nei cuori.
32 vero per verità.
33 qual io mi sia cioè quale io sono e quindi: per quel che sono.
34 per la mia lingua s'oda per nel senso di mezzo, attraverso, s'oda e cioè si oda, si ascolti. L'espressione intera dovrebbe essere resa come: sia udita/ascoltata attraverso di me/della mia opera.


ecco allora la parafrasi completa della 1a stanza

Parafrasi

Italia mia, benché sia inutile il parlare
delle ferite mortali
che così grandi vedo nel tuo bel corpo
desidero almeno che i miei lamenti siano come
sperano il Tevere e l'Arno
e il Po dove addolorato e pensieroso sono ora seduto.
Signore del cielo, io ti chiedo
che la pietà che Ti fece venire sulla Terra
Ti faccia guardare al tuo diletto e santo paese.
Vedi, gentile signore,
che crudele guerra per futili motivi;
e i cuori che indurisce e chiude
Marte superbo e feroce,
aprili Tu, Padre, e intenerisci e apri;
fa in modo che in essi la tua verità,
sia udita attraverso di me anche se sono quel che sono


Note storico-culturali

La guerra di cui parla Petrarca non fu in realtà una guerra importante benché fossero coinvolti quasi tutti gli stati del nord dell’Italia. Petrarca ne fu colpito per ragioni soprattutto personali. Egli, infatti, era amico personale di Azzo da Correggio, Signore di Parma dal 1340 presso il quale era ospite quando fu assalito dalle truppe di Luchino Visconti, Signore di Milano e dal suo alleato Filippo Gonzaga, Signore di Mantova.

La guerra per il controllo di Parma coinvolse anche Obizzo d’Este, Signore di Ferrara e la Repubblica di Pisa.

Petrarca, che rimase ferito nella sua fuga da Parma assediata, fu sconvolto da questo confronto anche per i 'futili motivi' all ’origine della guerra. Infatti, tutto iniziò con la vendita della città a Obizzo d’Este per 60.000 fiorini d’oro. Alla fine della guerra Parma passò a Luchino Visconti che restituì a Obizzo d’Este i 60.000 fiorini.

Credo sia interessante sapere che un fiorino d’oro era composto da 3,54 grammi di oro 24 carati, quindi 60,000 fiorini equivalgono oggi, a circa 9 milioni di euro.

È importante anche fare dei paragoni. Secondo calcoli basati sulla paga giornaliera di un contadino, un fiorino corrispondeva a circa tre mesi di lavoro. Del resto cronache dell'epoca (Paolucci 2007) riferiscono che un buon cavallo da lavoro costava al massimo 8 fiorini (a Prato e Firenze) e il salario annuale di un operaio difficilmente superava i 10, 15 fiorini.

Petrarca quindi definisce 'futili motivi' questa bramosia di dominio e ricchezza dei signori dell'epoca che agivano secondo una morale ben lontana dagli ideali classici che Petrarca amava ed esaltava nelle sue opere.

Alcuni autori vogliono che, in questa 'stanza', Petrarca definisca l'Italia “paese diletto” perché sede del papato, ma in realtà vuole solo esaltare il proprio paese. Del resto Petrarca non vide mai il papato a Roma dato che la 'cattività avignonese', come viene denominata questa fase del papato sottomesso alla corona francese, durò dal 1309 al 1377 e cioè tutta la sua vita.

lunedì 12 marzo 2012

All'Italia (10) parafrasi guidata 4

Ecco, allora, la parafrasi della prima parte della prima stanza de "All'Italia"!:

Italia mia, nonostante sia inutile parlare delle ferite mortali così profonde che vedo nel tuo bel corpo, desidero, almeno che i miei sospiri siano come sperano il Tevere e l'Arno e il Po (come spera l'Italia), dove addolorato e preoccupato ora sono seduto.
Signore del cielo Ti chiedo che la pietà che Ti fece incarnare (scendere sulla terra) Ti faccia volgere lo sguardo al Tuo diletto e santo paese.



Questa, naturalmente, è una versione possibile, ma non l'unica.
Posso, infatti, scegliere tra piaghe e ferite sottolineando la cronicità (piaga) del problema o l'urgenza (ferita).

Così come posso sostituire sospiri con lamenti e così via.

Si tratta di scegliere la parola, frase e costruzione che più sia consona a quanto sentiamo, eventualmente modificando poi in una discussione o approfondimento.

domenica 11 marzo 2012

All'Italia (10) parafrasi guidata 3

andiamo avanti:

Rettor Signore

da “rettore” (che regge, dirige)

del cielo, del cielo

Signore del cielo, cioè “Dio”;

io cheggio chiedo

se veggio significa vedo,
e seggio significa siedo,
è facile capire che cheggio significa chiedo;

che la pietà che che la pietà che
Ti condusse in terra che Ti fece incarnare

ma potremmo lasciare l'originale: Ti condusse in terra

una nota sul Ti: non in tutte le lingue (soprattutto nel XIV secolo) ci si rivolge con il tu confidenziale, pur maiuscolo, alla Divinità.

volga faccia volgere, dirigere lo sguardo, guardare
al Tuo dilecto al Tuo diletto (preferito)

dilecto, dal latino;
l'incontro di consonanti ct del latino, si è trasformato, quasi sempre, in italiano nella doppia t;

almo

almo è una parola sconosciuta nell'italiano attuale e perciò si deve ricorrere al dizionario che ci dice:

almo glorioso, santo

paese Italia

Riscriviamo ora, una prima parafrasi dei versi che abbiamo esaminato parola parola:

Italia mia, nonostante sia inutile parlare delle ferite mortali così profonde
che vedo nel tuo bel corpo,
desidero, almeno che i miei sospiri siano come sperano il Tevere e l'Arno e il Po
(come spera l'Italia),
dove addolorato e preoccupato ora sono seduto.
Signore del cielo chiedo che la pietà
che Ti fece incarnare
Ti faccia volgere lo sguardo al Tuo diletto e santo paese.