domenica 24 luglio 2016

La schiavitù nella piccola pubblicità (10)


Annunci di compravendita di schiavi nel Brasile del XIX secolo

"Gazeta" di Rio de Janeiro

Edizione del 18 gennaio 1811

Questa sezione degli Avisos è peculiare perché, 
dopo un lungo articolo in cui si condanna 
la triste abitudine delle nazioni nordafricane 
di tenere in schiavitú dei cristiani 
(vedi post del 19 luglio scorso) 
si conclamano le potenze europee 
a porre fine a tale scandalo 
visto che si prefiggono di abolire ogni schiavitù. 
L'articolista puntualizza che 
"in alcuni luoghi [la fine della schiavitù] 
potrá essere realizzata soltanto molto lentamente 
e sostituendola con qualcosa di equivalente". 
La schiavitù fu infatti sostituita in Brasile, 
alla fine del secolo XIX, 
con il finanziamento dell'immigrazione 
di contadini italiani e tedeschi, e poi giapponesi.

Dopo un tale articolo, 
nella sezione Avisos che trattava della vita reale
[la piccola pubblicità può confermare, smentire,
anticipare o tralasciare 
il contenuto del resto del giornale]
troviamo:
  
"Chi voglia acquistare una mulatta 
che sa perfettamente cucinare, 
lavare e stirare, si rivolga  a José Antonio de Oliveira 
in via Quitanda n. 37."

[Come già detto, mulatto/a era figlio/a di un bianco con una negra,
questo bianco, spesso il padrone della schiava o un suo familiare,
non aveva il minimo pudore a lasciare che un figlio suo,
pur 'bastardo' nascesse schiavo] 

e subito di seguito nella stessa sezione degli Avisos:


"Nella notte tra il 18 e il 19 dicembre 1810, 
fuggì dalla casa del suo padrone [in portoghese: 'senhor'] 
un negro di etnia Angola, 
con età di poco più di 18 anni, 
con cicatrici dall'alto al basso sulle due gote, 
[si tratta in realtà di tatuaggi tribali]
pieno di macchie o segni di rogna,
aveva una tanga azzurra e una camicia dello stesso colore,
a qualisiasi persona che lo incontri si chiede 
lo faccia restituire al suo padrone, 
in Piazzale del Desterro n. 11 
e gli sarà data una buona ricompensa."

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